Il vero leader “green” italiano è Giuseppe Conte

di Salvatore Ciriolo

In questi giorni imperversa la diatriba tra i Verdi italiani e il MoVimento 5 Stelle. Tutto ha avuto inizio cinque giorni fa, quando il Presidente del M5S Giuseppe Conte, nel suo programma di visite a Bruxelles, ha incontrato il bureau del gruppo dei Verdi/ALE al Parlamento europeo.

Per Conte “il gruppo dei Verdi è molto affine per le politiche perseguite” al programma pentastellato e per tale motivo si è dichiarato pronto a valutare un eventuale ingresso. Dello stesso avviso è parso il co-presidente del gruppo dei Verdi a Bruxelles Philippe Lamberts, che si è detto “contento che il confronto avanzi concretamente”.

Un bel passo avanti si potrebbe pensare, se non fosse che a stretto giro è arrivata la risposta di Europa Verde con Angelo Bonelli, deputato e co-portavoce, e di Eleonora Evi, co-portavoce ed ex eurodeputata M5S fuoriuscita nel dicembre 2020 e, “superato” così il limite del secondo mandato, oggi eletta tra i banchi di Montecitorio a Roma. Europa Verde ha tenuto una conferenza stampa dove ha presentato un dossier di quindici pagine sulle “motivazioni per respingere l’entrata del M5S nel gruppo europarlamentare dei Verdi europei”. Quindici pagine dove perlopiù Bonelli ed Evi ricordano gli “errori di gioventù” del MoVimento 5 Stelle, come ad esempio l’alleanza di dieci anni fa con Nigel Farage al Parlamento europeo.

Una conferenza stampa simile avrebbe seppellito ogni trattativa se i Verdi in Italia contassero su un’ampia base e su un solido consenso elettorale. Ma così non è. Oggi si attestano al 3%, con diversi sondaggisti che annotano un consenso in sensibile discesa. In netta crescita è invece il MoVimento 5 Stelle, che per Noto si attesta al 20% e con Conte primo leader di partito per gradimento.

Poiché i suddetti dati sono noti a tutti, anche ai meno avvezzi alla politica, le alternative sono due: o Bonelli è in buonafede e difende una posizione idealistica oppure difende in modo egoistico una “rendita” partitica che, all’infuori di se stesso, nessuno in Italia gli riconosce.

Qualora le motivazioni dei Verdi italiani fossero davvero di ispirazione idealistica, la soluzione più utile alle parti sarebbe l’avvio di un dialogo franco tra forze parlamentari che condividono la stessa spinta “green”. Tutt’altro discorso se invece fossimo davanti alla strenua difesa di uno spazio identitario, rectius orticello politico. Se così fosse, e quindi nessun dialogo vedesse la luce, probabilmente sarà il MoVimento 5 Stelle ad avere la meglio, grazie alla leadership di Conte, alle misure dei suoi governi e alla forza elettorale e territoriale del partito.

Bisogna essere onesti intellettualmente. È innegabile la forte identità ambientalista del MoVimento 5 Stelle, dagli spettacoli di Beppe Grillo sull’auto a idrogeno alla battaglia dei giorni nostri contro gli inceneritori inquinanti. I governi guidati da Giuseppe Conte hanno realizzato misure importanti su questo fronte, basti ricordare a titolo di esempio lo stop alle trivellazioni, il superbonus per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare italiano, la legge Salva-Mare, i miliardi destinati al dissesto idrogeologico e al rimboschimento. Uno dei primi governi in Europa a impegnarsi per un vero Green New Deal nazionale. Davanti a questa precisa linea politica di governo nessun dossier, seppur ben confezionato, può ostacolare un’alleanza tanto naturale quanto necessaria.